Mentre dormi posso scriverti qui caro amico mio. Sì, scrivo a te che scrivi e che stai contemporaneamente leggendo. Volevo rammentarti di un’illuminazione. Una di quelle portanti più che importanti: tendiamo per nostra natura di animale sociale ad appoggiare sugli altri l’onere di ricordarci chi siamo. E questo accade quasi in ogni momento del nostro avvitarci nello spazio-tempo infinito. Quel tempo infinito, si infinito, che ci è dato di vivere. Ed invece ci potrebbe bastare chiederlo a chi scrive adesso, o a chi sta scrutando queste poche righe.
Nel dirti che ai cari nemici lasciamo il privilegio di indicarci quanto possiamo essere forti volevo anche dirti che proprio per questo ci lasciamo stuzzicare così intimamente da loro: ma se ci pensi è ciò che ci attendiamo dagli amici, forse non c’è differenza tra gli uni e gli altri?
A chi cogliamo a non seguire le nostre regole chiediamo, tramite il loro comportamento, di riproiettarci indietro l’immagine dei valori sani che vogliamo applicare il più possibile e nel farlo loro ci fanno sentire centrati con il nostro punto di vista sull’Universo di tutte le cose: al Tutto equidistanti e quindi al Tutto vicini.
Alle temporanee presenze in vibrazione venefica urliamo di chiederci di curare il mondo e quindi di pinzarci fuori il meglio delle capacità curative che possiamo esprimere. E loro intanto ci appaiono quali personaggi sbraitanti o melliflui: curati del fatto che in realtà a gridare “sembrano” loro.
Agli egoisti dobbiamo così tanti ringraziamenti che una giornata dimostra di non essere mai abbastanza lunga, sì, perché lo spazio da dedicare all’empatia che estraggono da noi dovrebbe essere così ingombrante da coprire il Tutto avvolgendolo in un dolce strato di perdono intanto di se stessi e, ove possibile, che lo strato sia al cioccolato.
Sento proprio che è così: ad ogni pensiero arriva un’emozione a creare il sentimento il quale dipinge e forma il nostro mondo e quello degli altri con cui lo condividiamo ed il Tutto accade in un’impetuosa e sfavillante esplosione: l’Uno. E tutto il resto? Finzione caro mio, come ciò che hai appena scritto e letto.
Buona notte