Finto pensiero
in libero arbitrio
sola verità
Inutile reprimere ciò che si pensa sia il proprio futuro.
Meglio infrangere questi sogni sul muro della cruda realtà, oppure volare.
Voler volare è pensare in modo perfetto e desiderarlo talmente tanto da far in modo che avvenga.
Il successo è allora il totale disgusto e rifiuto della propria visione dell’imperfezione, tanto da mettere tutto se stesso per fare in modo che la visione diventi palpabile e vera.
Tra il chi sono e il chi vorrei essere
C’è il dopo
Un’attesa infinita, una perpetua riflessione lungo la vita
Il dopo
Una speranza meritata
La maturità meditata
Dopo
Non l’adesso, il fuggente
Né la passione, niente follia
Il dopo
L’equilibrio, il soppesare
L’affrancarsi, il liberare
C’è il dopo, il dopo
Un finto premio futuro
La cui incertezza sfocia in mania
L’estrema incoerente e pur vera pazzia
Che dire. Semplicità ma completezza, con una colt che cerca il tuo proiettile. Il verbo giusto diventa Trigger.
Se tutto tende all’equilibrio,
se nulla si crea e nulla si distrugge
allora per qualsiasi cosa ci capita nella vita ci accadrà una cosa uguale e contraria.
Ad un evento positivo ne corrisponderà uno negotivo di pari intensità e viceversa.
Ad ogni comportamento sbagliato che adotterò ne risponderà almeno uno corretto.
Per ogni capacità in cui risulterò eccelso, ve ne sarà una che non possiedo affatto.
Per un valore che non rispetterò, ne vedrete uno da me vissuto e confermato.
Per una mia identià evidente ce ne sarà una segreta; una sarà positiva e l’altra infernale.
Insomma un foscoliano uomo, di vizzi ricco e di virtù.
Ad una spiritualià dal batter d’ali angelico farà da contr’altare uno zolfico ghigno demoniaco.
Basta una giornata di sole con l’aria a 20 gradi circa e, se non ti distrai mantenendo la lucidità anche solo per 10 secondi, capisci l’essenza vera della nostra umanità: l’inevitabile e schietta animalità sensoriale alla base del nostro essere.
Ti svegli e senti il cinguettio degli uccelli. Il sole filtra appena dalle finestre. I colori sono più intensi. Basterebbe questo per darti energia. A ciò si aggiunge che l’aria, leggermente scandata dal sole, fa filtrare anche attraverso le finestre chiuse quegli odori di erba mista a sapori di corteccia, e sentori di terra che si asciuga. Incredibile ma il ricordo ancestrale della savana, da cui tutti proveniamo, istintivamente ti dice che sei vivo.
I piedi allora reclamano il caldo suolo africano, le mani vorrebbero sfiorare l’erba alta avvertendone la freschezza degli steli appena cresciuti da un paio di giorni: essenza pura della vita che riprende a scorrere.
I sensi inondati di pura energia distraggono il razionale che diventa quindi inutile. Le parole perdono di spessore. L’immagine virtuale diventa VERA, così come è stato sempre stato, adesso e PRIMA. Semplice, immediato, PRIMA-VERA.
Cazzo, appena provo a vivere questo momento, quel momento è già passato.
Cerco di riprenderlo ma puzza già di muffa, ha lo stesso sapore sbiadito di quel sorso di vino fantastico che ho avvertito qualche tempo fa; porca puttana anche quello non l’ho vissuto come avrei voluto, mi resta un ricordo.
…
Allora mi concentro sul prossimo.
Il prossimo, va a fanculo non arriva mai. Mi sembra di toccarlo, proprio adesso, ma appena allungo la mia consapevolezza per viverlo cambia forma e diventa subito questo momento e allora corro a viverlo, ma è già stantio e ridiventa come quell’altro momento che mi è sfuggito un minuto fa.
Sarà questa la vita?